L’Unità

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Il musicante che lavorava sulle navi da crociera

DUE FAVOLE. DUE EPOCHE. DUE MONDI. DUE COPPIE DI PERSONAGGI LONTANI FRA LORO CHE TUTTAVIA RACCONTANO LA STESSA STORIA: la scalata al potere, la perenne lotta fra “servi” e “padroni”, la battaglia di ieri e di oggi fra forti e deboli. A raccontarci, con leggerezza e ironia, ciò che accade fra chi ha lo potere e chi lo subisce è un bel testo scritto da Daniele Prato e Francesca StaaschLo Potere, appunto, in questi giorni in scena al Teatro della Cometa di Roma (fino al 9 dicembre). Lo presenta al pubblico la compagnia Formi4, composta da Veruska Rossi, Fabrizio Sabatucci, Francesco Venditti e Riccardo Scarafoni che firma anche la Regia.
Due favole dicevamo. Che si alternano sul palcoscenico guidando lo spettatore in un viaggio fra due spazi temporali lontani: sullo sfondo – al di là della grande cornice che contiene una sorta di quadro animato – una storia ambientata nel 1500: la terribile Regina Germana Brunilde di Santolupo Verdevoglia (interpretata da un Fabrizio Sabatucci che tanto ci ricorda la Regina cattiva di Biancaneve) comanda il Sacro Regno Marrone, ma lo fa utilizzando le armi del sadismo, del sopruso, della violenza e le sue lezioni su come esercitare lo potere mirano proprio a questo: insegnare alla figlia – tanto diversa da lei – come rendere innocuo, sottomettendolo, il suddito. Ma Malvoglia Riccarda Terza di Salimperio (Veruska Rossi) sogna un mondo pulito e pieno di amore. Chi vincerà?
Davanti a noi, in primo piano, scorre invece la storia del musicante e del suo maggiordomo. Stavolta siamo negli anni duemila e questo ricco signore che dice di amare la musica e che un tempo lavorava sulle navi da crociera ci ricorda tanto qualcuno…Nonostante i soldi accumulati negli anni, il musicante (Riccardo Scarafoni) si annoia da morire e così decide di cambiare vita, di diventare cantante. E ci riesce anche, non senza i soliti mezzucci: corruzione, ricatto ecc…Ma per la fama questo ed altro.
Assiste impotente alla metamorfosi, il suo maggiordomo in abito bianco, un Francesco Venditti forse un pò ingessato, ma capace tutto sommato di mettere in luce quell’indole alla sottomissione che caratterizza le persone più deboli, incapaci di reagire.
Possibile che in questa lotta fra chi subisce e chi esercita il potere siano sempre gli stessi furbetti a vincere? Ce lo chiedono gli autori, ce lo chiedono gli attori, ma le risposte è ciascuno di noi a doverle cercare. Una cosa è certa: lo spettacolo riesce a porci queste domande amare, che riguardano tutti noi, in maniera divertente. Provare per Credere.

Francesca De Sanctis

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