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Il Condominio di Giulia, l'eutanasia come in un cartoon Disney-Pixar

a cura di: Andrea Cauti.
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La vita ricomincia dopo la grande pandemia che ha paralizzato il mondo per quasi due anni. Cosa c’è di più vitale e insitamente emblematico del teatro per segnare la ripartenza? E così si riparte, la vita ricomincia. E, ironia della sorte, lo fa parlando della fine della vita. Accade al Teatro Cometa Off di Roma, dove un gruppo di bravi attori, qualcuno prestato a volte a tv e cinema per fiction e film vari, qualcun altro abituato a dare voce ai divi hollywoodiani e quelli dei cartoni animati, porta in scena fino al 30 ottobre “Il condominio di Giulia” di Francesca Staasch per la regia di Riccardo Scarafoni.

Ricordate “Inside out”, film della Pixar del 2015? Un cartoon celeberrimo in cui nella mente di una ragazzina di 11 anni vivono cinque emozioni che prendono vita e si confrontano in qualche modo destrutturando la psiche e l’anima della persona che le ospita. E’ questo il punto di partenza, ma Staasch decide di cambiare la storia e di renderla adulta. E drammatica. Il corpo è quello di Giulia, una donna di 43 anni (che ne dimostra 39, forse) costretta su un letto di ospedale per un aneurisma. Dentro di lei si confrontano – e si affrontano – emozioni, organi e sistemi di organi che combattono insieme per far risvegliare Giulia. Lo fanno interagendo con organi o emozioni che non si vedono ma sono sempre presenti come Inconscio, Subconscio o addirittura il Corpo stesso.

La Coscienza (Veruska Rossi) è la prima a guidare il gruppo, il ‘condominio’ di Giulia, nel tentativo di riaprire gli occhi. Con lei e spesso contro di lei c’è la Razionalità (Gabriele Linari) che è la prima a prendere coscienza della fine imminente e inevitabile. Quindi c’è chi è sempre ottimista: la Speranza (Fabiana Bruno) e c’è chi rema sempre contro, chi vuole comandare la mente e le azioni in maniera spesso subdola, il Senso di colpa (Fabrizio Sabatucci). Il Cuore (Ughetta D’Onorascenzo) unisce poi le due funzioni di organo e di sentimento, cercando di far risvegliare Giulia facendo forza sul suo amore per Giorgio che dall’esterno cerca di entrare in contatto con lei. Ultimo del condominio è il Sistema nervoso (Riccardo Scarafoni), compromesso dai farmaci e dall’aneurisma, che soffre il distacco sempre più netto dal Corpo, una sorta di separazione non consensuale vissuta malissimo.

Un’idea forte, un tema fortissimo. E uno spettacolo… leggero. Se così si può dire. Si parla di eutanasia, infatti, estrema ratio a cui si arriva dopo un’ora di spettacolo e 576 giorni di coma attaccata a una macchina (il ricordo di Eluana Englaro è ancora fortissimo). Si parla di una famiglia – quella di Giulia – divisa tra chi vuole staccare la spina e chi si oppone. Si parla di morte, dunque. Ma sul palco non si respira alcun senso di angoscia. Il testo, infatti, destrutturando il sentimenti di Giulia moltiplica le sue personalità e rende vivaci e spesso divertenti le discussioni. Una soluzione narrativa che porta lo spettatore a seguire il viaggio, di cui la fine è nota, con leggerezza, senza dolore. Solo alla fine, infatti, l’Ineluttabile giunge, atteso e comunque potente nella sua ovvia drammaticità.

Lo spettacolo funziona bene, il pubblico ride e si commuove con i tempi dettati dagli attori e dal ritmo della piece. Tutti perfetti gli interpreti: Coscienza – Veruska Rossi intensa, commovente e, nel monologo finale, addirittura superba (tanto da meritare il sentito applauso del pubblico). Razionalità – Gabriele Linari con occhiali stile Giampiero Mughini e atteggiamento simile dà all’impersonificazione della ragione quel tanto di saccenza che lo rende simpatico suo (del personaggio) malgrado. Speranza – Fabiana Bruno è la componente di effervescenza e ottimismo, lei che, si sa, è sempre l’ultima a morire e che stavolta, in un corpo in declino e avviato alla fine come quello di Giulia, deve fare una scelta coraggiosa e anticipare tutti.

Poi c’è Senso di colpa – Fabrizio Sabatucci, magnificamente estremo con i suoi “te lo sei meritato!”, in conflitto con tutti e pronto a tenere prigioniera Giulia. Un ruolo ben scritto che permette all’attore di esaltare le sue doti istrioniche. Quindi c’è Cuore – Ughetta D’Onorascenzo, brillante e simpatica, infantile nell’esprimere l’amore per Giorgio e travolgente in alcuni momenti in scena (anche per lei – e per il cast che coinvolge in un ballo – applausi a scena aperta). Infine c’è Sistema nervoso – Riccardo Scarafoni, in un ruolo volutamente sopra le righe: a volte ubriaco, a volte disadattato, altre cupo e triste. Mille sfaccettature per un sistema nervoso compromesso in un corpo colpito da aneurisma, probabilmente mantenuto in vita grazie a un macchina e pieno di farmaci e sedativi. Scarafoni si è ritagliato per sé questo ruolo che gli dà modo di divertirsi, certamente, oltre che di confermare le sue grandi doti d’attore. E di regista. Infatti per l’ennesima volta dimostra di saper guidare e muovere i suoi attori con grande maestria, facendoli interagire tra loro, parandoli di fronte al pubblico o nascondendoli dietro le quinte per rendere un tutto armonico.

“Il condominio di Giulia” è la rinascita dopo il Covid, uno spettacolo che ci voleva, se non addirittura necessario: intelligente, coraggioso, scritto bene e diretto e recitato in maniera egregia. Che affronta un tema, quello dell’eutanasia, che tornerà di attualità certamente in questo periodo storico e che, di certo, sarà motivo di discussioni e forti contrasti. Un argomento che lo spettacolo di Staasch e Scarafoni tratta con grazia e intelligenza, prova che con l’arte si può andare oltre la retorica e i preconcetti.

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